mi capita di rado di ricordare i sogni.
spesso mi ritrovo ad invidiare amici o colleghi a cui succede regolarmente, e che riescono a trarre spunto dalle loro visioni oniriche notturne. a me è capitato pochissime volte, l'ultima volta stamattina.
come al solito mi è sembrato un attimo, mi sono svegliato alle prime luci dell'alba, mi sono guardato un po' in giro e assonnato mi sono girato dall'altra parte e mi sono riaddormentato.
e mi sono ritrovato nel laboratorio della bottega di mio padre, che ha una orologeria/oreficeria. c'eravamo io mio fratello e lui, cosa che non è capitata molto spesso pure questa. il tutto era molto più spazioso e ordinato di come è in realtà, mio padre sta scrivendo delle cose chinato sul tavolo circolare che occupa buona parte del laboratorio dalla parte alla parete con gli orologi a muro, quelli da riparare e quelli riparati. accanto a quel tavolo una cassettiera con attrezzi e pezzi di ricambio per sveglie e orologi, accanto alla cassettiera la porta scorrevole sempre aperta che dal laboratorio da alla zona negozio, quella aperta al pubblico. nel restante spazio del laboratorio ci sono un paio di tavoli attrezzati, mio fratello occupa uno di questi ed è intento a fare qualcosa, forse leggere la gazzetta dello sport, mentre io me ne sto a quello accanto, in piedi con un ginocchio appoggiato alla sedia e ho una macchina di un orologio a pendolo in mano, con le lancette puntate e sto sincronizzando i martelletti della suoneria. in quel momento suonano alla porta dei clienti che vediamo nel video citofono:
riconosco essere un mio vecchio compagno di classe, con la sua ragazza. una persona che non vedo e sento da molto tempo e che comunque so abitare dalle mie parti, sposato con questa ragazza con la quale si era messo ai tempi della scuola.
non faccio la minima mossa per andare a servirli, non ho nessuna voglia delle solite chiacchiere di circostanza e degli aggiornamenti di rito sulle rispettive vite, loro non sanno che sono lì e io non mi farò avanti. mio fratello invece da loro il tiro e va a sentire cosa vogliono.
rimango alle prese con gli ingranaggi dell'orologio, fino a che dopo un po' di minuti sono costretto a passare davanti alla porta suddetta per prendere una chiave o un ricambio che stanno nella cassettiera li accanto, e mi rendo conto di essermi fatto vedere.
non mi piace l'idea di farmi vedere e non uscire a salutare, mi sembra poco carino, e quindi esco, ingranaggio alla mano metto su una bella faccia e vado a salutare, preparato al solito scambio di battute formali, al breve aggiornamento sulle rispettive vite per poi potermene tornare nel retrobottega.
il negozio è molto grande e spaziosissimo, anche questo molto più di come è in realtà, e molto più vuoto. ci sono sette tavoli vetrina disposti a ferro di cavallo, la porta di ingresso, e la vetrina sono attraversate da in'abbagliante luce bianca, riflessa in modo netto dal pavimento di marmo verde. dominano i colori del verde e del rosa, alcuni toni di giallo ma nessuna traccia di color oro, tutto è stranamente caldo e pastoso, quasi umido, leggermente fastidioso, sembra di stare dentro ad una bocca.
mio fratello e i due ragazzi sono dalla stessa parte del tavolo, stanno osservando un piattino con degli anelli, sembrano fedi nuziali, sono chinati e discutono serenamente.
saluto il mio vecchio amico con un bel sorriso e con un Ehi! simpatico, lui alza lo sguardo, mi guarda ma non sembra per niente contento di vedermi, dalla bocca gli esce un Ah! come se non si aspettasse affatto la mia presenza. beh, cominciamo bene penso, ma mi avvicino comunque. il suo sguardo e quello della sua ragazza tornano agli anelli, e non mi viene rivolta nessun'altra attenzione.
mio fratello è accanto a loro ma nemmeno lui mi rivolge attenzione, io mi avvicino e cerco di attaccare un minimo di bottone, strano che fino a qualche istante prima non avevo nessuna voglia di parlarci, sarei potuto tornarmene indietro ma l'essere ignorato così mi infastidisce quindi cerco di trovare una battuta per uscire di scena in modo più dignitoso.
in quel momento sento un vagito, un parlottare di neonato e mi illumino, ecco! hanno avuto un bambino che bello, un ottimo argomento, due commenti e complimenti sul moccioso e mi posso togliere dall'imbarazzante situazione.
botto l'occhio dall'altra parte del tavolo, poggiata a terra c'è un ovetto, una culla portatile o un cesto non ricordo di preciso.
giro attorno al tavolo e mi dirigo sorridente facendo già dei commenti non ragionati e di circostanza all'attenzione dei miei conoscenti.
e arrivo di fronte alla creatura.
è avvolta da una copertina, che gli copre il braccio destro e le gambe e il corpo, mentre lascia uscire l'altro braccio, sinistro in tutti i sensi.
sembra attaccato al lato della pancia, si sviluppa da un avambraccio piccolo e pallido, un braccio deforme e muscoloso fino ad una mano grossa come quella di un adulto, ma più gonfia. in proporzione a quell'arto il resto del corpo che si riconosce sotto la copertina sembra microscopico, tranne la gigantesca testa gonfia grande più o meno come un pallone da basket, con capelli biondi molto separati l'uno dall'altro, compaiono dei rigonfiamenti di tanto in tanto sulla fronte spaziosa e sulla testa, come delle vene otturate, il visetto è piccolo in mezzo a tutto questo gonfiore, il bimbo ha gli occhi chiusi ma sono sicuro che siano azzurri, si dimena come se stesse facendo un sogno emozionante, e ad un tratto gli esce dalla bocca una frase che suona libidinosamente così:
-mmh! che gambe!!
sì, sta sognando. appena dice questa frase sbava leggermente, apre un pochino gli occhi che mi danno la conferma del colore, ha degli spasmi come se avesse un orgasmo, poi si calma.
il mio vecchio amico e la sua ragazza sorridono teneri, un po' imbarazzati e con l'espressione di chi dice "ah, che incorreggibile monello!"
fa caldo in quel negozio, io guardo per un attimo i miei vecchi amici e torno a guardare immobile e con la bocca aperta quella cosa che sta continuando il suo sogno e ogni tanto ha dei tremiti e degli scatti. io resto con il mio orologio in mano, e con una luce fortissima che entra dalla vetrina alle mie spalle.
mi sono svegliato subito dopo, aprendo lentamente gli occhi. mi sono chiesto perchè sognare una cosa così raccapricciante e ricordarsela perfettamente.
poi mi sono chiesto se avesse qualche significato particolare che svelasse particolari meccaniche della mia mente, e mi sono chiesto cosa centrasse la pesantissima quattro formaggi della sera prima.
non mi sono dato nessuna risposta e mi sono girato dall'altra parte, dicendomi solo che se me lo sarei ricordato alla sveglia successiva, l'avrei scritto.
marzo 28, 2009
marzo 26, 2009
marzo 12, 2009
il piatto o l'ingrediente
Ieri sera l'incontro sul divano di Modo Infoshop è andato bene, è stato per pochi intimi per poi aumentare di pubblico verso le battute finali, ma pur sempre rimanendo una chiacchierata piuttosto informale e non microfonata. e quei divani sono proprio comodi.
le domande le avevamo accordate in un precendente incontro, ma io ovviamente me le ero dimenticate tutte, sopratutto le risposte. Omar ogni tanto interveniva. Luana moderava l'incontro tra me e Otto, che ha una bella parlantina (molti più libri all'attivo del sottoscritto) e fa discorsi sensati (molto più del sottoscritto), sembrava avere le idee molto più chiare... sicuramente una memoria migliore (del sottoscritto).
Devo dire che non mi aspettavo che mi facesse quest'effetto parlare di come scrivo e disegno i miei fumetti, all'inizio credo sia venuta fuori una immagine di uno che si diverte principalmente e ci cazzeggia molto, sia a disegnare che a raccontare, senza una ricerca particolare. poi credo di aver anche reso l'idea di che razza di pipponi mi faccio sulle storie che raccontano qualcosa di mio.
abbiamo parlato del modo in cui si ripara ai fatti successi o che ci si libera delle emozioni accumulate nella storia che si va a raccontare - dell'importanza del segno e della coerenza o incoerenza di questo in luce all'emozione che si vuole trasmettere - delle parole rispetto al testo e di quanto più l'una o l'altra aiutino ad esprimere quello che si vuole raccontare - della narrazione dei fatti (Faction) rispetto a quella della storia (Fiction) e di come autori come io e Otto che raccontiamo i fatti nostri riescano ad infilarcisi - del come ci si maschera o ci si mette a nudo nei personaggi quanto negli eventi raccontati.
insomma, mi è servito.
Perchè ho detto un sacco di cose che non vedo l'ora di smentire.
Nel senso che quelle ci sono nelle mie storie che ho fatto finora, ma che sento il bisogno di cambiale e la storia che sto scrivendo era partita proprio con quegli intenti. poi si è incartata. è stata accantonata, ma in questi giorni di fiera e di incontri mi è venuta una voglia prepotente di riprenderla in mano. le idee cominciano a farsi più chiare. chissà cosa viene fuori.
Semerano all'uscita mi ha detto come non abbia mai sentito questa esigenza di raccontare se stesso in una storia, che magari il suo vissuto è un ingredientino non fondamentale nel racconto.
Per me è invece è il piatto principale.
le domande le avevamo accordate in un precendente incontro, ma io ovviamente me le ero dimenticate tutte, sopratutto le risposte. Omar ogni tanto interveniva. Luana moderava l'incontro tra me e Otto, che ha una bella parlantina (molti più libri all'attivo del sottoscritto) e fa discorsi sensati (molto più del sottoscritto), sembrava avere le idee molto più chiare... sicuramente una memoria migliore (del sottoscritto).
Devo dire che non mi aspettavo che mi facesse quest'effetto parlare di come scrivo e disegno i miei fumetti, all'inizio credo sia venuta fuori una immagine di uno che si diverte principalmente e ci cazzeggia molto, sia a disegnare che a raccontare, senza una ricerca particolare. poi credo di aver anche reso l'idea di che razza di pipponi mi faccio sulle storie che raccontano qualcosa di mio.
abbiamo parlato del modo in cui si ripara ai fatti successi o che ci si libera delle emozioni accumulate nella storia che si va a raccontare - dell'importanza del segno e della coerenza o incoerenza di questo in luce all'emozione che si vuole trasmettere - delle parole rispetto al testo e di quanto più l'una o l'altra aiutino ad esprimere quello che si vuole raccontare - della narrazione dei fatti (Faction) rispetto a quella della storia (Fiction) e di come autori come io e Otto che raccontiamo i fatti nostri riescano ad infilarcisi - del come ci si maschera o ci si mette a nudo nei personaggi quanto negli eventi raccontati.
insomma, mi è servito.
Perchè ho detto un sacco di cose che non vedo l'ora di smentire.
Nel senso che quelle ci sono nelle mie storie che ho fatto finora, ma che sento il bisogno di cambiale e la storia che sto scrivendo era partita proprio con quegli intenti. poi si è incartata. è stata accantonata, ma in questi giorni di fiera e di incontri mi è venuta una voglia prepotente di riprenderla in mano. le idee cominciano a farsi più chiare. chissà cosa viene fuori.
Semerano all'uscita mi ha detto come non abbia mai sentito questa esigenza di raccontare se stesso in una storia, che magari il suo vissuto è un ingredientino non fondamentale nel racconto.
Per me è invece è il piatto principale.
marzo 10, 2009
2,3,4,5-10,11,12,13-22,23-26,27-Fine
Questa è la sequenza della storia a bivi che ho seguito per leggere l'albetto Hobby Comics n.1 e mezzo, edito da GrrrZetic e disegnato dai SuperAmici per omaggiare il personaggio di BilBolBul, e uscito in occasione del festival.
Uno spasso. Anche perchè era da quando ero piccolo che non leggevo una storia a bivi, e anche per il fatto che ho sempre sognato di farne una...
Anche la fiera è stata a bivi: se vuoi sgomitare per una tartina e un bicchiere di vino corri al buffet della presentazione Taldeitali, se invece preferisci una comoda poltrona e due ore di pace vai alla proiezione del documentario su Tizio, se preferisci fare tenere il banchetto e fare disegnetti e dediche vai in salaborsa, se invece preferisci risparmiarti per la mondanità serale, rimani a casa ed esci più tardi.
Anche per la mole di cose che sto facendo in questo periodo, mi sono dedicato più alle metà pomeriggio e serate inaugurazioni assortite che costellavano il festival, me ne sono viste parecchie, ma alcune mancano all'appello prima fra tutte quella di Altan che devo troppo andare a vedere. fortunatamente rimangono esposte ancora per qualche settimana.
Il festival si è riconfermato interessante, pieno di iniziative per tutti i gusti e tutte trattate con il giusto rispetto e professionalità, moltitudini moltitudini di avventori il sabato e la domenica, belle feste e bella gente con cui chiacchierare e approfondire conoscenze. ci voleva.
stasera ho un incontro preventivo per definire l'incontro ufficiale di domani da Modo Infoshop dove io e Otto Gabos parleremo un po' di come facciamo i fumetti.
siete invitati.
ah, la storia Il Nostro Futuro, scritta da Vanzella e disegnata da Me dicono sia stata molto visitata e ciò ci fa molto piacere, quindi vorrei allegare anche qui scaricabile il file intervista del buon LucaV ai microfoni di Sherwood.
Inoltre la brava Eugenia Monti ha vinto il premio Blog&Nuvole al quale avevo partecipato con Oh, Sob del buon Chinasky. ello ci ha dedicato anche un post alla nostra collaborazione.
Uno spasso. Anche perchè era da quando ero piccolo che non leggevo una storia a bivi, e anche per il fatto che ho sempre sognato di farne una...
Anche la fiera è stata a bivi: se vuoi sgomitare per una tartina e un bicchiere di vino corri al buffet della presentazione Taldeitali, se invece preferisci una comoda poltrona e due ore di pace vai alla proiezione del documentario su Tizio, se preferisci fare tenere il banchetto e fare disegnetti e dediche vai in salaborsa, se invece preferisci risparmiarti per la mondanità serale, rimani a casa ed esci più tardi.
Anche per la mole di cose che sto facendo in questo periodo, mi sono dedicato più alle metà pomeriggio e serate inaugurazioni assortite che costellavano il festival, me ne sono viste parecchie, ma alcune mancano all'appello prima fra tutte quella di Altan che devo troppo andare a vedere. fortunatamente rimangono esposte ancora per qualche settimana.
Il festival si è riconfermato interessante, pieno di iniziative per tutti i gusti e tutte trattate con il giusto rispetto e professionalità, moltitudini moltitudini di avventori il sabato e la domenica, belle feste e bella gente con cui chiacchierare e approfondire conoscenze. ci voleva.
stasera ho un incontro preventivo per definire l'incontro ufficiale di domani da Modo Infoshop dove io e Otto Gabos parleremo un po' di come facciamo i fumetti.
siete invitati.
ah, la storia Il Nostro Futuro, scritta da Vanzella e disegnata da Me dicono sia stata molto visitata e ciò ci fa molto piacere, quindi vorrei allegare anche qui scaricabile il file intervista del buon LucaV ai microfoni di Sherwood.
Inoltre la brava Eugenia Monti ha vinto il premio Blog&Nuvole al quale avevo partecipato con Oh, Sob del buon Chinasky. ello ci ha dedicato anche un post alla nostra collaborazione.
marzo 05, 2009
BilBolBul
è iniziato ieri, continuerà tutta la settimana e la città di Bologna sarà disseminata di appuntamenti, incontri, proiezioni, mostre, aperitivi, feste, e chi più ne ha più ne metta.
qui piove, e pioverà per tutta la settimana, ma armato di ombrello mi sono prima gustato la storia a bivi dei SuperAmici che si trova esposta in pesanti pannelli proprio nel centro della città, e poi sono corso al cinema Lumiere per la proiezione di H.G.O., un film documentario su Héctor German Oesterheld e non solo.
Il Festival continua ricco di appuntamenti, trovate tutte le info sul sito di BilBolBul.
io sarò in buona compagnia venerdì pomeriggio allo spazio dediche della piazza coperta di sala borsa.
ci si vede!
marzo 03, 2009
"...perchè quando lei ti dice ancora, tu che cosa fai? gliene dai ancora!"
ho cambiato l'effetto panino abbondante senape con quest'effetto caffè che mi si addice di più in questo periodo.
dunque signore e signori, la storia di cui vi accennavo che io e Luca Vanzella abbiamo realizzato per lo Sherwood Comix Festival di quest'anno è ora leggibile online grazie alla nuova iniziativa collegata alla radio indipendente padovana.
la trovate qui e aggiunge un'altro tassello alle avventure del giovane Aleagio Vaccarezza. si può scaricare il pdf, potete lasciare messaggi, commenti etc etc... una formula familiare che chi ci conosce e conosce Aleagio.
Il finesettimana è volato, dalla serata di chiusura della galleria Fragile Continuo, che riaprirà a breve in lochi più ampi e centralizzati, e la serata ribattezzata "ignoranza veneta" al TPO.
la piovosa domenica è passata poi in compagnia di Luca, Roi, Alpo e amichetti assortiti in gita a Mantova per l'annuale fiera. io sono andato a tirare le orecchie (in modo bonario) al caro Recchioni che mi mandi ste benedette ultime pagine del JD, ma era tutto immerso in chiacchiere con giovani donne scrittrici. un incontro pure divertente e interessante, per quel poco che ho visto che lì dentro non si respirava. e poi puzzava di spogliatoio da palestra. in effetti lo è per la maggiorparte dell'anno, magari non quelle sale, ma l'odore c'era eccome.
La gita è stata divertente e produttiva, ho conosciuto un paio di persone che non conoscevo e ho approfondito la conoscenza con Ripoli durante il nostro viaggio verso casa: ho avuto modo di vedere il suo book, sentirmi raccontare spassosissime storie della sua vita lavorativa, ho dato una sbirciatina ad alcuni suoi prossimi lavori e mi ha raccontato di alcune idee che gli passano per la testa. si è parlato anche del fatto che a lui il fumetto di intrattenimento non gliene frega un cazzo di farlo, mentre io invece mi ci diverto un sacco.
Aveva con se un delizioso modellino di Hulk, tratto da una saga dove il verdone va in giro con scudo e elmo, io non lo seguo ma credo che lui sia un appassionato duro vista anche la spilletta che sfoggiava. questa bellissima action figure è di quelle snodabili e posabili in un sacco di versi, ma lui l'ha presa per smontarla e vedere come funziona, che ne vuole fare una anche lui. così ho scoperto che è uno scultore, almeno, lo è stato per un bel pezzo prima di darsi ai fumetti e prima che i fumetti lo assorbissero.
Abbiamo fatto il viaggio assieme fino alla stazione di Modena, lui è salito sul treno che lo portava in Toscana e io aspettavo il mio regionale. fermo a quel binario mi è tornato in mente quando qualche tempo fa, dopo una presentazione di Canicola in una galleria del centro di Modena, ho conosciuto un tale...
il ricordo lo copio più o meno da come l'ho scritto ad Anna qualche giorno dopo l'accaduto:
Avevo perso il treno vagavo intorno alla stazione aspettando il prossimo e nel frattempo cercavo qualcosa da mangiare, magari da fumare. ad un tratto mi sento chiamare, ma non il mio nome, ma si capiva che ce l'avevano con me. ero il solo in quella strada. sento "carlo! carlo!!" il tale che chiama carlo indica proprio me e mi fa ampi cenni con le mani, tiene in mano una birra e avanza verso di me.
-tu sei Carlo Giuliani!
-macchè.
-si si, tu sei come me, anche tu sei Carlo Giuliani, lo vedo, sei un uomo libero.
-eh vabbè...
ci presentiamo, lui ha un nome che vuol dire l'alba, e io un nome che vuol dire luce. mi passa la sua birra, faccio il sorso di cortesia e faceva proprio schifo. "vai vai, bevi pure!" e gli faccio notare che fa un po' cacare. scopro allungata con la redbull, imbevibile il primo sorso, stucchevole il secondo, poi va che è una meraviglia.
-cosa fai?
-sto andando a Bologna.
-e cosa c'è a Bologna?
-casa mia.
- e cosa c'è a casa tua?
...effettivamente lì mi ha spiazzato. -niente. c'è casa mia.
-vengo con te a Bologna, se vengo con te ci andiamo a divertire?
-dai. dai vieni, non che ci sia molto a bologna e? ci facciamo un giro, una birra... ok?
-si si, tieni questa birra intanto.
Bevo la birra alla redbull. ci avviamo al binario, e capisco il soggetto. attacca bottone con chiunque gli si pari davanti, parla cinque lingue, africano belloccio ma parecchio magro, più o meno della mia età, si definisce rastafariano, è allegro e spumeggiante.
E dice di essere stato morto.
Sulle prime la cosa mi rimbalza un po', ma poi gli sfugge un'altro paio di volte. saliamo sul regionale, nemmeno a dirlo ci prova anche con la controllora.
Siamo solo io e lui al secondo piano di quegli odiosissimi regionali dove non hai spazio nemmeno per appoggiare una borsa. si comincia a chiacchierare, parliamo di tutto e di niente, in modo rilassato e sereno, lui dice di vedere qualcosa in me che lo fa sentire bene, che si può fidare, dice di avere fatto questo e quell'altro e io lo ascolto interessato.
Poi salta fuori di nuovo la faccenda della sua precedente morte. Ogni volta che ne parla si incupisce. Io gli confesso che non sto nella pelle e vorrei sapere tutto di questa faccenda della morte.
Mi racconta di averle prese da poliziotti quando stava in africa, che una bomba gli è esplosa vicino e che sempre dei poliziotti lo hanno picchiato e gli hanno stretto le palle fino a rompergliele. Nota la mia espressione...
Si spoglia: mi mostra la sua schiena, ci sono cicatrici lunghe tutta la spina dorsale, mi dice che lo hanno bruciato con l'elettricità, mi prende un dito della mano destra e comincia a portarselo in giro per il corpo, e mi fa sentire dei piccoli sassolini impiantati dentro le sue ossa, sono solo alcuni dei 32 residui di bomba che ha in tutto il corpo, mi fa notare che ha un'occhio più incassato dell'altro a causa dell'orbita fratturata sempre dalla polizia.
E poi mi racconta delle palle. e li la mia espressione è di dolore empatico.
Si alza in piedi, si abbassa i jeans e si tira fuori l'uccello. Porta su le palle e se le prende tra le dita, indicandomene una, e la riconosco, e le altre due. stento a crederci, ne ha veramente due, o meglio, è una, ma è spaccata in due.
-tocca tocca!
-no no ma vedo, vedo.
-tocca!
e mi prende il dito di cui sopra, e me lo mette sulle sue palle. io penso, e vabbè ormai. e comincio a tastare e a rendermi conto dell'entità del danno con le mie mani. impressionante.
-che tu non le hai così, prova a vedere!
-eh no lo so che non le ho così!
- vedi vedi!
...immaginatevi io e questo tizio soli in un vagone tutti e due con i nostri rispettivi uccelli all'aria che ci guardiamo e tocchiamo le palle con piglio studioso e interessato.
arriviamo a bologna, tempo di uscire dalla stazione e lui ha attaccato bottone con dieci persone.
ci incamminiamo e chiacchieriamo energicamente, forte. passiamo vicino ad una piazzetta e lui saluta uno, hei! in quattro e quattrotto abbiamo due canne da farci strada facendo. dice che si conoscevano. dice che li conosce tutti.
-sai, perchè ero io, che sennò tu sei bianco e non ti dava niente.
-cazzo, siete razzisti voi africani.
-e vero!
mi legge pure la mano anche se secondo me non ci capiva un cazzo, comunque dice che aveva una nonna che praticava magia bianca:
-quella buona, che sente le energie buone!
mi dice che deve fare qualcosa per me. io gli faccio presente che sta facendo anche troppo, ma lui sostiene che invece deve farmi qualcosa, darmi qualcosa che mi faccia bene veramente, ma non sa cosa, e lo vedo che ci pensa come se per lui fosse un problema. lo guardo sorpreso e divertito.
beviamo in un paio di bar al pratello, lui nel frattempo conosce una decina di persone, io tento di stargli dietro ma mi è sempre più difficile.
non riesco più a seguire i suoi movimenti scattanti e imprevedibili, ora sta parlando con quelle tre, adesso è al tavolo con quei turisti e sta parlando un'altra lingua, ma contemporaneamente si sta facendo offrire da bere al banco da quel tale che mi sembra di conoscere, ma eccolo che esce dal bagno.
ho un capogiro, c'è qualcosa che mi frulla nella testa e non ci capisco niente, quest'uomo è un ciclone.
devo camminare, devo prendere aria, uscire dal quel posto, camminare, camminare e prendere aria. lo devo salutare però, dov'è?
troppo lontano, sta parlando, è girato in un'altra direzione, non riesco ad arrivarci, tutto me stesso è proteso verso la direzione opposta.
esco con passo spedito dal bar, e comincio a camminare senza meta.
e senza rendermene conto arrivo a casa.
è stato un incontro davvero curioso.
Francesca mi diceva che se sei ben predisposto alla vita, la vita ti riserva un sacco di sorprese, di incontri pittoreschi e di cose interessanti. è una cosa che non riesco a ricordarmi tutti i giorni, ma a volte capita.
la frase che da il titolo a questo post è una delle poche che mi ricordo bene di quell'assurdo incontro.
dunque signore e signori, la storia di cui vi accennavo che io e Luca Vanzella abbiamo realizzato per lo Sherwood Comix Festival di quest'anno è ora leggibile online grazie alla nuova iniziativa collegata alla radio indipendente padovana.
la trovate qui e aggiunge un'altro tassello alle avventure del giovane Aleagio Vaccarezza. si può scaricare il pdf, potete lasciare messaggi, commenti etc etc... una formula familiare che chi ci conosce e conosce Aleagio.
Il finesettimana è volato, dalla serata di chiusura della galleria Fragile Continuo, che riaprirà a breve in lochi più ampi e centralizzati, e la serata ribattezzata "ignoranza veneta" al TPO.
la piovosa domenica è passata poi in compagnia di Luca, Roi, Alpo e amichetti assortiti in gita a Mantova per l'annuale fiera. io sono andato a tirare le orecchie (in modo bonario) al caro Recchioni che mi mandi ste benedette ultime pagine del JD, ma era tutto immerso in chiacchiere con giovani donne scrittrici. un incontro pure divertente e interessante, per quel poco che ho visto che lì dentro non si respirava. e poi puzzava di spogliatoio da palestra. in effetti lo è per la maggiorparte dell'anno, magari non quelle sale, ma l'odore c'era eccome.
La gita è stata divertente e produttiva, ho conosciuto un paio di persone che non conoscevo e ho approfondito la conoscenza con Ripoli durante il nostro viaggio verso casa: ho avuto modo di vedere il suo book, sentirmi raccontare spassosissime storie della sua vita lavorativa, ho dato una sbirciatina ad alcuni suoi prossimi lavori e mi ha raccontato di alcune idee che gli passano per la testa. si è parlato anche del fatto che a lui il fumetto di intrattenimento non gliene frega un cazzo di farlo, mentre io invece mi ci diverto un sacco.
Aveva con se un delizioso modellino di Hulk, tratto da una saga dove il verdone va in giro con scudo e elmo, io non lo seguo ma credo che lui sia un appassionato duro vista anche la spilletta che sfoggiava. questa bellissima action figure è di quelle snodabili e posabili in un sacco di versi, ma lui l'ha presa per smontarla e vedere come funziona, che ne vuole fare una anche lui. così ho scoperto che è uno scultore, almeno, lo è stato per un bel pezzo prima di darsi ai fumetti e prima che i fumetti lo assorbissero.
Abbiamo fatto il viaggio assieme fino alla stazione di Modena, lui è salito sul treno che lo portava in Toscana e io aspettavo il mio regionale. fermo a quel binario mi è tornato in mente quando qualche tempo fa, dopo una presentazione di Canicola in una galleria del centro di Modena, ho conosciuto un tale...
il ricordo lo copio più o meno da come l'ho scritto ad Anna qualche giorno dopo l'accaduto:
Avevo perso il treno vagavo intorno alla stazione aspettando il prossimo e nel frattempo cercavo qualcosa da mangiare, magari da fumare. ad un tratto mi sento chiamare, ma non il mio nome, ma si capiva che ce l'avevano con me. ero il solo in quella strada. sento "carlo! carlo!!" il tale che chiama carlo indica proprio me e mi fa ampi cenni con le mani, tiene in mano una birra e avanza verso di me.
-tu sei Carlo Giuliani!
-macchè.
-si si, tu sei come me, anche tu sei Carlo Giuliani, lo vedo, sei un uomo libero.
-eh vabbè...
ci presentiamo, lui ha un nome che vuol dire l'alba, e io un nome che vuol dire luce. mi passa la sua birra, faccio il sorso di cortesia e faceva proprio schifo. "vai vai, bevi pure!" e gli faccio notare che fa un po' cacare. scopro allungata con la redbull, imbevibile il primo sorso, stucchevole il secondo, poi va che è una meraviglia.
-cosa fai?
-sto andando a Bologna.
-e cosa c'è a Bologna?
-casa mia.
- e cosa c'è a casa tua?
...effettivamente lì mi ha spiazzato. -niente. c'è casa mia.
-vengo con te a Bologna, se vengo con te ci andiamo a divertire?
-dai. dai vieni, non che ci sia molto a bologna e? ci facciamo un giro, una birra... ok?
-si si, tieni questa birra intanto.
Bevo la birra alla redbull. ci avviamo al binario, e capisco il soggetto. attacca bottone con chiunque gli si pari davanti, parla cinque lingue, africano belloccio ma parecchio magro, più o meno della mia età, si definisce rastafariano, è allegro e spumeggiante.
E dice di essere stato morto.
Sulle prime la cosa mi rimbalza un po', ma poi gli sfugge un'altro paio di volte. saliamo sul regionale, nemmeno a dirlo ci prova anche con la controllora.
Siamo solo io e lui al secondo piano di quegli odiosissimi regionali dove non hai spazio nemmeno per appoggiare una borsa. si comincia a chiacchierare, parliamo di tutto e di niente, in modo rilassato e sereno, lui dice di vedere qualcosa in me che lo fa sentire bene, che si può fidare, dice di avere fatto questo e quell'altro e io lo ascolto interessato.
Poi salta fuori di nuovo la faccenda della sua precedente morte. Ogni volta che ne parla si incupisce. Io gli confesso che non sto nella pelle e vorrei sapere tutto di questa faccenda della morte.
Mi racconta di averle prese da poliziotti quando stava in africa, che una bomba gli è esplosa vicino e che sempre dei poliziotti lo hanno picchiato e gli hanno stretto le palle fino a rompergliele. Nota la mia espressione...
Si spoglia: mi mostra la sua schiena, ci sono cicatrici lunghe tutta la spina dorsale, mi dice che lo hanno bruciato con l'elettricità, mi prende un dito della mano destra e comincia a portarselo in giro per il corpo, e mi fa sentire dei piccoli sassolini impiantati dentro le sue ossa, sono solo alcuni dei 32 residui di bomba che ha in tutto il corpo, mi fa notare che ha un'occhio più incassato dell'altro a causa dell'orbita fratturata sempre dalla polizia.
E poi mi racconta delle palle. e li la mia espressione è di dolore empatico.
Si alza in piedi, si abbassa i jeans e si tira fuori l'uccello. Porta su le palle e se le prende tra le dita, indicandomene una, e la riconosco, e le altre due. stento a crederci, ne ha veramente due, o meglio, è una, ma è spaccata in due.
-tocca tocca!
-no no ma vedo, vedo.
-tocca!
e mi prende il dito di cui sopra, e me lo mette sulle sue palle. io penso, e vabbè ormai. e comincio a tastare e a rendermi conto dell'entità del danno con le mie mani. impressionante.
-che tu non le hai così, prova a vedere!
-eh no lo so che non le ho così!
- vedi vedi!
...immaginatevi io e questo tizio soli in un vagone tutti e due con i nostri rispettivi uccelli all'aria che ci guardiamo e tocchiamo le palle con piglio studioso e interessato.
arriviamo a bologna, tempo di uscire dalla stazione e lui ha attaccato bottone con dieci persone.
ci incamminiamo e chiacchieriamo energicamente, forte. passiamo vicino ad una piazzetta e lui saluta uno, hei! in quattro e quattrotto abbiamo due canne da farci strada facendo. dice che si conoscevano. dice che li conosce tutti.
-sai, perchè ero io, che sennò tu sei bianco e non ti dava niente.
-cazzo, siete razzisti voi africani.
-e vero!
mi legge pure la mano anche se secondo me non ci capiva un cazzo, comunque dice che aveva una nonna che praticava magia bianca:
-quella buona, che sente le energie buone!
mi dice che deve fare qualcosa per me. io gli faccio presente che sta facendo anche troppo, ma lui sostiene che invece deve farmi qualcosa, darmi qualcosa che mi faccia bene veramente, ma non sa cosa, e lo vedo che ci pensa come se per lui fosse un problema. lo guardo sorpreso e divertito.
beviamo in un paio di bar al pratello, lui nel frattempo conosce una decina di persone, io tento di stargli dietro ma mi è sempre più difficile.
non riesco più a seguire i suoi movimenti scattanti e imprevedibili, ora sta parlando con quelle tre, adesso è al tavolo con quei turisti e sta parlando un'altra lingua, ma contemporaneamente si sta facendo offrire da bere al banco da quel tale che mi sembra di conoscere, ma eccolo che esce dal bagno.
ho un capogiro, c'è qualcosa che mi frulla nella testa e non ci capisco niente, quest'uomo è un ciclone.
devo camminare, devo prendere aria, uscire dal quel posto, camminare, camminare e prendere aria. lo devo salutare però, dov'è?
troppo lontano, sta parlando, è girato in un'altra direzione, non riesco ad arrivarci, tutto me stesso è proteso verso la direzione opposta.
esco con passo spedito dal bar, e comincio a camminare senza meta.
e senza rendermene conto arrivo a casa.
è stato un incontro davvero curioso.
Francesca mi diceva che se sei ben predisposto alla vita, la vita ti riserva un sacco di sorprese, di incontri pittoreschi e di cose interessanti. è una cosa che non riesco a ricordarmi tutti i giorni, ma a volte capita.
la frase che da il titolo a questo post è una delle poche che mi ricordo bene di quell'assurdo incontro.
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